giovedì 6 dicembre 2012

The Bourne Legacy - la recensione

The Bourne Legacy
Passare da sceneggiatore della trilogia tratta dai romanzi di Robert Ludlum ed Eric Van Lustbader a regista di uno spin-off che riavvia il franchise di Bourne era rischioso. E Tony Gilroy questo lo sapeva bene, ma l'ha fatto comunque.
The Bourne Legacy racconta una storia molto diversa da quella a cui siamo abituati: Jason Bourne è scomparso e il protagonista non è più interpretato da Matt Damon, ma da Jeremy Renner (che ormai troviamo al cinema ogni sei mesi). 
E questo è il pregio più grande della pellicola, sia chiaro. Matt Damon non mi è mai piaciuto.

Comunque, torniamo al film. Il programma BlackBriar sta per essere rivelato al mondo, il colonnello Eric Byer (Edward Norton) decide di smantellare tutto per limitare i danni, anche se ciò comporterebbe un'involuzione per lo spionaggio americano. Vengono eliminati tutti i super agenti e i laboratori dei farmaci necessari per i programmi segreti. 
Insomma, non c'è mai stato un solo Bourne e non c'è mai stato solo Treadstone.
Il problema è che l'agente Aaron Cross, membro di un altro segretissimo programma governativo chiamato Outcome, non accetta di essere terminato e scappa, coinvolgendo la scienziata Marta Shearing (Rachel Weisz).
the bourne legacy edward norton
Ammazza che occhiaie. Edward, fattelo dire: stai invecchiando.

Tutto qui? Purtroppo, sì. The Bourne Legacy è il capitolo della saga che non ti aspetteresti: un banale action movie. Gli elementi thriller e di spionaggio sono quasi completamente assenti e latitano per tutto il film fino all'inconcludente e affrettato epilogo.
Tutti gli intrecci della trilogia sono stati spazzati via, la suspense non raggiunge mai picchi degni di nota e l'interpretazione di Rachel Weisz vacilla in più di una scena chiave.
Tony Gilroy realizza un film piuttosto vuoto, senza personalità e senza carisma che non solo non convince, ma lascia anche una profonda delusione per quello che poteva essere. 
La strada percorsa è quella della semplificazione che inevitabilmente porta a uno script che regge solo grazie ad alcuni ruoli azzeccati (Jeremy Renner e Edward Norton) e che concentra l'azione eccessivamente in alcune scene.

In breve, c'erano alcuni spunti interessanti, più che apprezzati gli inside joke presenti, ma uno script tutto da rifare. 
A questo punto, restando su Gilroy, meglio Duplicity.

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